Crisi ristoratori, Co.Ri.Sicilia proclama “stato di agitazione permanente”
Di Luigi Tripiciano
Chef, direttori di sala e camerieri in piazza. Da oggi parte la mobilitazione degli appartenenti al settore ristorazione che dichiarano un vero e proprio stato di agitazione permanente. Attività che da 13 mesi vedono le proprie saracinesche chiuse senza aiuto da parte dello Stato. È partita questa mattina in piazza Matteotti a Ragusa la manifestazione indetta da Co.Ri.Sicilia, l’associazione costituita dai titolari di ristoranti, bar, pizzerie, pub e pasticcerie. All’evento hanno partecipato anche il movimento “Le Partite Iva”, il “Movimento Imprese e Ospitalità”, e il gruppo “Brigate di Sala e Cucina”. La delegazione è stata accolta dal prefetto Filippina Cocuzza per discutere il tema nodale della manifestazione: l’istituzione di un tavolo di regia nazionale e permanente per permettere una riapertura in sicurezza.
In piazza hanno parlato Raffaele Fiaccavento (presidente di Co.Ri.Sicilia), Ilda Migliorino (segretaria di Co.Ri.Sicilia), Monica Furnaro e Barbara Cannata (movimento “Le Partite Iva”) e Amedeo Monopoli “#MioItalia”.
“Il prefetto ha ascoltato le nostre richieste – ha detto Barbara Cannata – e si farà portavoce presso il governo. Questa è una richiesta di “equità sociale”: la nostra categoria non può essere l’unica ad essere penalizzata. Da tredici mesi non lavoriamo, noi non facciamo parte dei cosiddetti “garantiti”. Accanto all’emergenza sanitaria, in Italia, esiste l’emergenza sociale: anche i nostri dipendenti e le loro famiglie sono stati abbandonati e sono sulla strada: oggi non hanno più un reddito”.
Ilda Migliorino, segretaria di Co.Ri.Sicilia, ha aggiunto: “La massiccia partecipazione di oggi è un segnale importante. Finalmente c’è un risveglio di tutte le categorie per portare avanti la stessa battaglia. È importante la partecipazione, la mobilitazione di tutti e l’organizzazione partendo dal basso”.
Chiude l’intervento Stefania Ridolfo che annuncia: “Questo lavoro è la mia passione: ho cominciato a 16 anni e oggi ne ho 28. Abbandonare la sala, per noi, è come abbandonare un figlio. Noi operatori della ristorazione abbiamo rispettato tutti i protocolli di sicurezza. Ci hanno chiesto di ridurre i numeri: lo abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di garantire le distanze: lo abbiamo fatto. Nessun settore ha rispettato le regole come il nostro, eppure solo noi siamo costretti a pagare un prezzo troppo alto”.