RAI 1 RIPROPONE NUOVO CINEMA PARADISO.

RAI 1 RIPROPONE NUOVO CINEMA PARADISO.

C’È CHI SI COMMUOVE, CHI LO RITIENE UN INSOPPORTABILE ESEMPIO DI MACCHIETTISMO

di Salvo Germano

Con un moto di commozione ieri sera, ho rivisto su RAI 1 il film capolavoro di Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso.

Rivederlo la seconda volta, dopo anni, è stato come quando si rilegge un libro, che in sé, aveva lasciato un piccolo segno di ammirazione, ma non una impronta emotiva così forte.  

Assorbirlo una seconda volta dopo decenni, con un background culturale e psicoligico ben più strutturato, ho ri – annodato il filo poetico di quel film dell’ottantotto, con rinnovata commozione, con uno slancio di sentimento che mi lascia un nodo alla gola con qualche lacrimuccia dietro le lenti. Si, perché nasconderlo!

C’è chi si commuove, c’è chi ritiene il film macchiettistico.

Tanto macchietta che ha dato la  soddisfazione (ben meritata) di vincere il Premio Oscar come miglior film straniero nel 1990, oltre ad altri numerosi premi, inutile citarli tutti.

Nuovo Cinema Paradiso è un vero  omaggio al Cinema con palese tracce  autobiografiche del regista e un toccante amore verso l’arte cinematografica. La sì detta settima arte.

Perché da umile osservatore, lo definirei un capolavoro?

Perché Tornatore, possiede gli ingredienti acconci ed essenziali sapendoli fondere bene insieme, con la giusta raffinatezza e poesia, come ingegnerebbe un profiterole la Maestra pasticciera parigina Nina Métanyer o una torta di Diego Crosara della Pasticceria Marchesi 1824 o, per rimanere in Sicilia, il cannolo di Cappello a Palermo.

Ecco quale la grande cifra del regista:  l’impasto di una tavolozza cinematografica estremamente espressiva  e magistrale nel saper cogliere gli elementi elegiaci impressi nelle immagini, nella fotografia.

E poi l’amara ma poetica nostalgia del finale in cui è difficile trattenere la commozione.

Ci si scioglie e mi rivedo nella storia di questo orfano del padre, morto disperso in Russia, che si addormentava nel servire la messa, ma pazzo e ringalluzzito nel voler conoscere i segreti e carpire furbescamente il mestiere di operatore di sala, come era Alfredo,  suo grande maestro di vita.

La cruda povertà del dopo guerra, così ben descritta, Il bambino, il ragazzo, l’uomo finalmente arrivato al successo di cineasta,

l’uso del flashback non sempre scontato ne fanno un piccolo grande capolavoro del cinema dell’ultimo novecento. (leverei il piccolo)

E poi un altro ingrediente: un cast eccezionale. 

Innanzitutto un immenso Philippe Noiret che è in scena per almeno due terzi della sceneggiatura, ma con conprotagonisti di altissimo livello come Leopoldo Trieste,  Enzo Cannavale, Leo Gullotta e Pupella Maggio, oltre a un perfetto Totò Cascio, bambino dalla faccia da birbone innamorato del cinema, l’alter ego dei ricordi d’infanzia dello stesso Tornatore.

Ma Nuovo Cinema Paradiso è anche musica, con una delle più emozionanti colonne sonore mai scritte dal Maestro Ennio Morricone.

La trama è un pretestuale. Né  scontata, né debole, ma pur sempre un pretesto per raccontare la formazione di un cineasta, dagli esordi come operatore di sala fino all’affermazione come regista di fama internazionale. In mezzo alla pellicola scorrono mezzo secolo di immagini straordinarie, di film leggendari, di scene memorabili, tutte guardate dal gabbiotto di Alfredo, l’anziano operatore, e del suo piccolo Totò.

Tra le righe un piccolo accenno di denuncia del degrado sociale del Sud Italia dal dopoguerra in poi, della necessità di emigrare per trovare il proprio posto nel mondo, delle condizioni precarie dei lavoratori, metaforicamente racchiuse nell’episodio dell’incendio del vecchio cinema che costò la perdita della vista al povero Alfredo.

In un certo qual modo  si potrebbe definire un film corale,

se non fosse per la superba interpretazione di Noiret che lascia tutti in secondo piano, tranne il vero protagonista, il Cinema, che fotogramma dopo fotogramma si manifesta in tutta la sua magnificenza fino alla scena finale, omaggio nell’omaggio, tra le più emozionanti della storia del cinema.

Da bambino vissi in un piccolo centro della Sicilia.

Lì era il Cine Teatro Diana in via Palestro, ora dismesso come un relitto abbandonato. Era esattamente di fronte casa mia.

Io dal balcone spiavo furtivamente alcune scene, dalla finestrella in cui era l’operatore, sfortunatamente solo un piccolo spicchio della scena. Ma in quegli anni maturava in me una grande passione, una sensibilità estetica verso il cinema che mi porto ancora dietro.

A volte, bontà loro, entravo gratis.

Adesso da adulto, spero che quel relitto architettonico, ritorni ad essere il Nuovo Cinema Teatro Diana,

Un auspicio per chi amministra la cittadina. Un desiderio perché arrivino i giusti finanziamenti regionali e statali e che il “relitto”, possa risorgere a nuova vita. Ed io ritornare nella casa avita e per un attimo, ritorno ad essere bambino.

salvo germano

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