Caso “Gamestop-Wallstreet”, evento unico o rivoluzione?
Di Luigi Tripiciano
Quando parliamo di videogiochi, un enorme pubblico alza gli occhi al cielo pensando si stia trattando di ritrovati tecnologici inutili e d’interesse dei soli giovani troppo distratti per dedicarsi a scuola e doveri. In realtà, non c’è nulla di più lontano dal vero.
Nella sua natura intrinseca il videogioco rappresenta il trend union artistico che unisce regia, fotografia, sceneggiatura e tutte le arti visive e cinematografiche, sonore e musicali, supportate però dall’interazione diretta del pubblico il quale è parte integrante del processo di dispiegamento della trama.
Insomma, parliamo d’arte. Ma non di quell’arte lontana dalla società ed eremitica: parliamo di un mercato. Un mercato che secondo le previsioni della borsa internazionale, toccherà quota 300 miliardi di dollari entro il prossimo lustro.
È in questo settore plurimiliardario che la nota catena Gamestop opera sul mercato, a livello mondiale finanche con alcuni punti vendita nella nostra regione. E lo fa con non poche difficoltà, cercando di resistere a un mercato in via di esclusiva digitalizzazione, ove loro persistono nel mantenere fede alla tradizione della vendita fisica.
Le vicende in materia di economia e borsa che nelle ultime settimane hanno interessato la famosissima catena, stanno rappresentando una vera e propria rivoluzione del settore. A seguito di questa difficile permanenza in un settore tanto rapido e di alcune scelte manageriali che ai più desterebbero sgomento, i titoli azionari della catena hanno subito perdite importanti di valore, arrivando a toccare il valore di $3. Ed è qui che un primo punto di svolta avviene con Ryan Cohen: giovane imprenditore e titolare di sei milioni di azioni Apple. Costui ha acquistato il 13% dei titoli di Gamestop, diventando di fatto, l’investitore individuale più importante della compagnia. Alla domanda “perché acquistare titoli di un’azienda che versa in queste condizioni?” rispondiamo direttamente citando l’opinione dello stesso Ryan in merito:
“Oggi vogliamo mandarvi un chiaro messaggio […] i leader di GameStop dovrebbero condurre immediatamente una revisione strategica del business, ed elaborare un piano solido per cogliere le incredibili opportunità che il settore del gaming, in rapida crescita, può offrire”.
Tale investimento non ha però impedito che alcuni investitori, definiti hedge fund (fondi speculativi gestiti da assicurazioni e compagnie private macroscopiche sotto il profilo economico) di attuare una pratica chiamata short selling o, vendita allo scoperto. Per chiarire questo tema citiamo direttamente la definizione di Wikipedia:
“La vendita allo scoperto, chiamata anche vendita a nudo (in lingua inglese short selling, o semplicemente short), è un’operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti dal venditore, ma presi in prestito dietro il versamento di un corrispettivo, con l’intento di ottenere un profitto a seguito di un movimento ribassista in una borsa valori.”
Al fine di chiarire il concetto con una estrema semplificazione potremmo, a titolo d’esempio, dire che uno short seller prende in prestito un titolo ad un prezzo x e, nella previsione che tale prezzo scenda, prima di restituire il prestito, lo vende per poterlo riacquistare a una cifra inferiore e restituirlo, speculando e guadagnando così, sulla discesa del valore.
È palese che un’operazione di questo tipo, volta a giocare sul ribasso di valore di un titolo, si traduce nella speculazione sui problemi finanziari di una società. Ma non è l’evento in sé, presente in borsa come consuetudine ormai, a destare stupore; quanto le conseguenze che questa manovra ha generato.
La risposta a questa operazione di speculazione, che altrimenti sarebbe passata in sordina, non arriva da professionisti del settore o da economisti. Arriva direttamente da un gruppo di piccoli (economicamente parlando) investitori privati che hanno messo in atto una vera e propria azione di contrasto. In parole povere, un gruppo di utenti chiamato “WallStreetBets”, del sito Reddit, hanno cominciato ad acquistare una quantità smisurata di azioni della catena Gamestop, facendo levitare, per ragioni di legge di mercato, il prezzo delle azioni da $18,84 a $350, costringendo così gli short seller, a fallire nella loro impresa di speculazione.
Il fatto è di rilevanza straordinaria in materia di economia perché in un mondo in cui le competenze sono gigantesche da apprendere, è forse la prima volta che un gruppo di investitori “normali”, “ordinari”, siano riusciti a causare delle ingenti perdite a gruppi e fondi di dimensione titanica rispetto a loro. Tutto questo deve farci riflettere sul potere che ognuno di noi ha e può avere anche in un settore come l’economia e la finanza che dai più interessati viene di proposito dipinto come complesso e inaccessibile. Magari rimarrà un evento riconducibile all’esistenza di una mosca bianca, ma nel loro complesso gli accadimenti che hanno investito Gamestop nelle ultime settimane, potrebbero rappresentare una rivoluzione copernicana nel settore della finanza, una forma di democratizzazione del mercato che infrange quella struttura piramidale con cui, di solito, chi sta più in alto, rimane più in alto. Patti Smith intonerebbe volentieri la sua “People have the power”.