BERLUSCONI l’uomo che cambiò i costumi e la società degli italiani.
di Salvo Germano
Ripercorrere la vita politica di Silvio Berlusconi, ad uno anno dalla sua morte, era il 12 giugno del 2023, non è facile: ciò significherebbe ripercorrere la storia del Paese degli ultimi 30 anni.
Nessun uomo politico così visionario e lungimirante è stato tanto amato, quanto odiato e vilipeso da una parte dell’opinione pubblica e dalle opposizioni parlamentari durante i suoi lunghi premierati, contaminati da avverse vicende giudiziarie che l’hanno posto al pubblico ludibrio in momenti cruciali della sua attività di capo del governo. Credo che dare un giudizio oggettivo dello statista, dell’imprenditore e ancor più dell’uomo, sia ancora prematuro.
È chiaro che per i suoi sostenitori, l’uomo e il politico non hanno cessato di porlo sullo scranno più alto della vita pubblica e privata, che da giovane venditore, porta a porta, di scope elettriche, ha raggiunto i vertici dell’imprenditoria, dell’editoria, dello sport calcistico e poi della politica.
Durante i suoi quattro governi è riuscito a polarizzare la politica italiana fin dall’annuncio della discesa in campo, il 24 gennaio 1994, col suo fatidico discorso: “l’Italia è il Paese che amo…”
Senza dubbio ha cambiato i costumi e le abitudini degli italiani, imponendo e influenzando dei modelli culturali del tutto nuovi. Senza di lui probabilmente vedremmo solamente i tre canali della Rai.
Il cavaliere, emblema e cardine dell’impero televisivo, con la sua presenza mediatica, ha ribaltato le regole dell’informazione e dell’intrattenimento televisivo. Negli anni ottanta e novanta modella format televisivi più innovativi, sdoganando con la scelta di programmi televisivi salaci e piccanti, la rigidità della Rai ormai anacronistica e troppo ingessata. Una sorta di rivoluzione copernicana del fare televisione, che ha inciso profondamente sulla cultura di massa, tant’è che ancor oggi il fenomeno è oggetto di studi da parte di sociologi ed esperti di mass media. È innegabile che il successo arriva anche grazie all’aiuto di Bettino Craxi, allora segretario del Partito socialista italiano, che lo agevola a rompere il monopolio della Rai. La legge Mammì gli aprirà man mano le porte a Fininvest ed altri emittenti televisivi, in Italia è all’estero.
Berlusconi è nato a Milano il 29 settembre del 1936, figlio di Rosa Bossi e Luigi Berlusconi, dirigente della Banca Rasini, piccolo istituto di credito. Berlusconi ha una sorella, Maria Antonietta e un fratello, Paolo.
Svolge i suoi studi liceali e universitari a Milano, conseguendo la laurea in giurisprudenza presso la Statale.
Dopo aver svolto svariati mestieri, negli anni sessanta, diventa un imprenditore di grandi costruzioni edili, grazie ad un finanziamento della Banca Rasini, il cui dirigente era il padre. Nel 1977, durante gli anni del boom economico, il presidente della Repubblica Giovanni Leone, gli conferisce la nomina a Cavaliere del lavoro. In quegli anni nasce il grande sogno progettuale con la costruzione di Milano 2.
Un modo nuovo e funzionale di concepire la città con grandi spazi verdi, piste ciclabili e criteri abitativi, tutt’ora all’avanguardia. Il successo politico e finanziario lo porta ad essere il maggiore azionista di Banca Mediolanum, dopo la famiglia Doris. La costruzione di un grande impero finanziario lo colloca al terzo posto degli uomini più ricchi d’Italia.
Tuttavia il suo percorso politico è costernato da svariati procedimenti giudiziari, legati all’attività imprenditoriale, politica e privata. Essi hanno comportato uno sforzo ponderante di arginazione, come elemento centrale della sua attività politica. Le leggi ad personam e nugoli di bravi avvocati, gli hanno consentito di risolvere con assoluzioni e prescrizioni i procedimenti giudiziari, tranne nel 2013 quando fu condannato in via definitiva per evasione fiscale. Tale condanna lo obbligava ad effettuare lavori socialmente utili, e, in forza della quale, decadde da senatore della Repubblica.
Il termine berlusconismo è entrato nel linguaggio giornalistico, politico, culturale e nella sociologia politica del Cavaliere. Incarna, insomma, il suo credo politico e l’incredibile capacità comunicativa, che si radicalizza e si coagula nella identificazione delle masse nell’uomo, nel politico, nel conquistatore di procaci e giovani fanciulle, oltre che nel salvatore del Milan, di cui è proprietario.
Nell’immaginario collettivo, il bunga bunga, termine che dal 2010 rappresenta nella cultura macho – maschilista un esempio di esteriorizzazione della virilità che si svolgeva durante i festini a sfondo erotico – sessuale nelle ville di Berlusconi.
Il berlusconismo pone l’accento sul concetto di populismo, oggetto di studio di sociologi e politologi.
Il populista è colui che si erge a paladino dei bisogni del popolo, facendo leva sul suo malcontento, con la promessa di attuare riforme radicali sul piano politico, sociale e culturale.
Berlusconi parla al popolo, identificandosi in esso, che a sua volta, si identifica in lui.
Caratteri psicologici e caratteriali del Cavaliere sono il saper comunicare direttamente alle masse, il vittimismo, l’utilizzo di messaggi semplici ripetuti sino alla nausea, quel “mi consenta” ormai diventato una locuzione del vocabolario nazional popolare, l’utilizzo più o meno di messaggi subliminali attraverso la potenza mediatica di Mediaset.
La discesa in campo di Berlusconi avviene in un particolare momento storico, verso la fine della Prima repubblica devastata dallo scandalo di Tangentopoli e dell’inchiesta Mani pulite.
La politica aveva perso credibilità e crolla la fiducia nelle istituzioni.
Questo vuoto e sfiducia nei partiti tradizionali lascia campo libero e terreno fertile al partito di Berlusconi che permane durante la Seconda repubblica, modellando la società civile a sua immagine e somiglianza.
Dopo la morte del Cavaliere avvenuta il 12 giugno 2023, si è tanto argomentato sulla cosiddetta eredità politica da egli lasciata.
Sine dubio gli si deve attribuire l’importanza di aver creato un centro destra liberale moderno, riuscendo a far coagulare nel suo governo frange di estrema destra come il Movimento sociale italiano.
Berlusconi ha cambiato il concetto di Destra.
Alla vocazione socialista della prima Repubblica, egli crea con Forza Italia il concetto di liberalismo non solo sotto l’aspetto economico ma anche sociale.
Egli pone al centro l’individuo e la capacità imprenditoriale come mezzo di elevazione nella scala sociale.
Lo scontro con la magistratura da cui si sente perseguitato, l’influenza minima dello Stato sul libero mercato, rappresentano le modalità operative con cui una nazione possa essere governata, alla stregua di una azienda, con l’ottimismo tipico dell’imprenditoria che conta e ottiene quello che vuole.
I mass media di cui Berlusconi dispone, hanno contribuito al suo successo politico e a plasmare la società italiana sino a compiere quel miracolo economico che non si è pienamente realizzato.
È l’utilizzo e il servirsi delle televisioni che rappresentano una operazione vincente, non solo come strumento di consenso, ma come detonatore di un modello sociologico in cui il leader è una figura paradigmatica da seguire e alla quale identificarsi. Inoltre intuisce l’efficacia della fusione tra politica e mondo dello spettacolo. L’una si compenetra nell’altro. Berlusconi rappresenta il modello che gli italiani tendono ad imitare o contrapporsi, anche quando gli scandali sessuali e lo stigma dei rapporti con la mafia, buona parte del popolo italiano continua a sostenere il presidente di Forza Italia. I tempi erano cambiati, la cultura anche, in seguito alla spettacolarizzazione della politica, la perdita di una autorità morale.
Con Berlusconi che è l’uomo più potente d’Italia sotto il profilo politico, finanziario e mondano, se ne va la Seconda repubblica. Che cosa ci riserva il futuro non lo sappiamo o non c’è dato saperlo, ma sappiamo che l’eredità lasciata da Berlusconi non può essere spazzata via così facilmente, ma continuerà a vivere avendo lasciato germi fecondi e un terreno così fertile i cui frutti dipendono da chi in futuro sa interpretare ed ereditare la parte migliore del berlusconismo, escludendo la tendenza al trash, la perdita del valore insostituibile del bene comune.
“La libertà è l’essenza dell’uomo, è l’essenza della sua mente e del suo cuore, l’essenza della sua intelligenza e dei suoi sentimenti, la libertà è ciò che sta alla base della sua capacità di amare, di fare; e l’uomo non è uomo se non è libero, perché Dio l’ha voluto così e l’ha voluto libero.”
Silvio Berlusconi